Qual è lo strumento di marketing più sottoutilizzato?

Homer musicLa musica.

Avete visto l’ultimo episodio di Mad Men, in particolare il finale? Appena ho sentito le prime battute della musica, ho capito che venivano dallo spot «Hilltop» della Coca-Cola.

Devono essere passati quarant’anni dall’ultima volta che ho ascoltato quel motivo. La musica funziona così. Se ti lascia un’impressione profonda nella mente, non te la dimentichi più.

Un esempio ancora migliore

Gli spot Marlboro degli anni ’60 che usavano il motivo del film I magnifici sette, con Steve McQueen e Yul Brynner.
Se sentissi quella musica oggi, la riconoscerei all’istante.

Usato in modo coerente, come aveva fatto la Marlboro, il motivo si potrebbe definire uno «slogan musicale». Perché no? Uno slogan musicale è di gran lunga più memorabile dello slogan verbale medio.

Dopo che il Congresso ha bandito la pubblicità delle sigarette in televisione e alla radio a partire dal 1971, la Marlboro ha dovuto rinunciare al suo motivo musicale.

Oggi dunque la Marlboro ha esaurito la sua fortuna. Ma non la Coca-Cola. Perché la Coca-Cola Company non usa di nuovo la musica di Hilltop?

Il problema più grande della pubblicità in televisione

Associare il messaggio al marchio. Quanti consumatori dicono: «Ieri sera ho visto una bellissima pubblicità alla TV»? Canticchiano il motivo dello spot e ripetono la battuta finale, ma non riescono a ricordare il nome dell’inserzionista.

Non è colpa loro. Dopo aver visto sei o sette spot di seguito, chi riesce a ricordare come si chiamavano i marchi? In effetti, i consumatori ricordano più facilmente le trame degli spot che i nomi dei marchi.

Le trame sono appassionanti; i nomi no.

C’è anche un altro problema fondamentale. I consumatori guardano la pubblicità televisiva in modo attivo? O si limitano a tollerarla, in attesa che il programma che stavano seguendo riprenda?

I consumatori scelgono i programmi che vogliono guardare. Ma al di fuori dell’industria pubblicitaria, chi ha mai detto: «Accendiamo il televisore per guardare la pubblicità»? I consumatori tollerano soltanto la pubblicità.

Gli slogan musicali possono aiutare a risolvere il problema

La musica di «Hilltop» potrebbe essere usata come sottofondo per tutte le pubblicità radiotelevisive della Coca-Cola. Basta togliere le parole (e le immagini dello spot originale), e usare la musica per indicare il fatto che il marchio pubblicizzato è la Coca-Cola.

Un marchio dominante come Coca-Cola non ha veramente bisogno di uno slogan musicale per aumentare la propria riconoscibilità. Ma ci sono molti marchi minori che potrebbero usare questo mezzo.

Per esempio Mountain Dew. Quando è stata l’ultima volta che avete sentito o visto una pubblicità di Mountain Dew? (O piuttosto di Mtn Dew, per adottare il nuovo sciocco nome del marchio.)

E quanti consumatori di Dew conoscono lo slogan del marchio, Do the Dew? O lo slogan precedente, quello del 2012, This is how we Dew?

Perché la Pepsi-Cola, proprietaria del marchio, non acquista i diritti della vecchia canzone «Mountain Dew»?

They call it that good old mountain dew,
And them that refuse it are few.
I’ll hush up my mug if you’ll fill up my jug
With that good old mountain dew.

Parole contro suoni

Viviamo in un mondo di parole scritte. Le nostre leggi sono scritte con parole. Le nostre religioni consistono di libri scritti con parole. Le nostre società vengono registrate con documenti scritti con parole. Le nostre email sono fatte soprattutto di parole.

Il problema è che non pensiamo con le parole; pensiamo con i suoni. Non ci sono parole scritte nelle nostre menti. Ci sono solo suoni.

Come imparano i bambini a comunicare? Non con le parole scritte; quelle arrivano in seguito, quando i bambini vanno a scuola. I bambini imparano prima a comunicare con i suoni.

Le cose non cambiano quando il bambino cresce. Più tardi, impara ad associare un suono all’interno della sua testa con un’immagine composta da lettere dell’alfabeto. Ma le parole scritte si trovano sempre al di fuori della mente. L’unica cosa che sta nella mente sono i suoni.

È per questo che ci confondiamo quando due parole differenti – come «anno» e «hanno», per esempio – hanno lo stesso suono ma significati differenti.

Nella nostra mente, «anno/hanno» è un unico suono con due significati diversi. È per questo motivo che le due parole ci confonderanno sempre, malgrado siano graficamente differenti.

Viceversa, ci sono parole come «lèggere» e «leggère», che hanno la stessa grafia ma che sono pronunciate in modo diverso. Nessuno ha problemi a distinguere tra il suono dell’atto di dedicarsi alla lettura e il suono dell’aggettivo che si applica a oggetti dal peso limitato.

La musica evoca emozioni. Le parole no

Come sanno quasi tutti, la mente elabora i suoni delle parole nel cervello sinistro e le immagini nel cervello destro. Il cervello destro è anche la sede delle emozioni.

Ma sapevate che il cervello destro è anche il luogo attivato dalla musica? È per questo che la musica ha il potere di suscitare emozioni. E sono le emozioni che creano le connessioni mnemoniche nel nostro cervello.

Se siete abbastanza vecchi da ricordarveli, riguardate gli spot della Marlboro. E ditemi se la musica non vi fa correre brividi lungo la spina dorsale e le braccia.

La musica è un suono adattato e organizzato per risultare eufonico alla mente dell’ascoltatore, utilizzando tecniche come l’armonia, la melodia, la ripetizione e il ritmo.

A differenza delle parole su una pagina, la musica non giace dormiente, congelata nel tempo. La musica è azione acustica. Sta sempre in movimento, si dirige sempre da qualche parte. A volte di fretta, a volte a un passo tranquillo. Ma sempre in moto. È la differenza tra uno spartito musicale e la musica vera e propria.

«La musica ha incantesimi», scriveva William Congreve, «per addolcire il cuore di un selvaggio. Per ammorbidire le rocce, o piegare una quercia nodosa».

Pensate a cosa potrebbe fare la musica per la vostra prossima campagna pubblicitaria alla radio o in televisione. Ma non qualsiasi musica. Ciò di cui avete bisogno è uno slogan musicale che venga ripetuto in qualsiasi cosa facciate.

Vorrei cantare insieme a voi
in magica armonia.
Auguri, Coca-Cola e poi
un coro in compagnia.

– Al Ries –

E ricorda…

“Brand is your friend”

covermockup

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Allora non lasciarti sfuggire il capolavoro di Al Ries: Focus – il futuro della tua azienda dipende dalla focalizzazione-

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19 pensieri su “Qual è lo strumento di marketing più sottoutilizzato?

  1. WOW!

    e ripeto WOW.

    Per me che lavoro nella pubblicità radiofonica questo testo è valso 10 “formazioni” classiche.

    Grazie infinite

    • In effetti Al ha una capacità di sintesi e una chiarezza che ha dell’invidiabile…

  2. In effetti la musica è la prima cosa che la mente ricorda. Evoca emozioni e ricordo.

    Non solo per gli spot televisivi. Film, serie tv, cartoni animati, programmi televisivi e tanto altro ancora, sono legati alla musica.

    E quindi la scelta di una musica adatta fa si che il messaggio, marchio o altro rimangano ben impressi.

    Bell’articolo !

    • Pensa a quanto ti ricordi mitiche certe serie televisive o certi cartoni animati che a rivederli oggi ovviamente sono inguardabili. Ma le loro sigle sono ciò che ti fa emozionare ancora, non la serie o il cartone animato in sè.

  3. Davvero molto interessante!! per quello che ne so, non solo la musica ha effetto sull’emisfero destro, ma agisce prima a livello subcorticale: la via acustica, prima di giungere alla corteccia dove avviene il nostro pensiero cosciente è connessa all’amigdala dove generano le emozioni in un circuito nervoso indipendente dal nostro pensiero cosciente..

    Alla luce di quanto scritto in questo articolo verrebbe da pensare che l’effetto della musica oltre ad essere più potente delle parole è anche inevitabile.. non può essere ignorato una volta che è percepito..

    a maggior ragione se consideriamo che nella comprensione del linguaggio nei bambini il ritmo del parlato viene appreso prima del significato..

  4. Verissimo!!

    A conferma di quello che dici, Frank, ogni tanto vado a ricercare su youtube quei mitici spot anni 80 che mi ricordano momenti belli di quel periodo e la cosa che più mi resta nella mente sono proprio i jingles (appunto il suono) pubblicitari…

    • Marco certo. Si sta parlando di aziende che investono nei media tradizionali come radio o TV.

  5. Già… già… puoi mettere due immagini anticate quasi a caso e senza parole ma con il tuo tema musicale è immediatamente “Amaro Montenegro”

  6. Grazie Frank, finalmente qualcuno che si accorge di tutto questo!!! se solo si riuscisse a trovare il modo di farlo capire a manager e a chi fa marketing!!! sono anni che porto avanti questa missione, ma con risultati scarsi:
    questa è solo una piccola parte, in realtà il “potere dei suoni” è molto più ampio di quello di uno slogan; speriamo che con il tuo contributo e con quello di Al Ries, ci si avvicini sempre più a comprenderlo; questa è la mia missione, perfettamente in linea con quello che dici

  7. carissimo Frank,
    Leggo sempre con estremo piacere i tuoi articoli e quelli di Ries, siete di una professionalità
    estrema!!
    Nessuno ancor ha associato un brano musicale a un’attività di servizi professionali aziendali,
    Quale xxxxxxx.it, cosa ne pensi a riguardo?

  8. Proprio vero Frank, quello slogan della Coaca-Cola è indimenticabile ed è l’emotività il motore primo delle scelte, anche per gli acquisti, non fosse altro che senza emozioni ci manca la spinta per compiere anche le scelte più razionali.
    Attendo comunque: la storia che abbiamo un emisfero del cervello emotivo e l’altro razionale è storia vecchia e scientificamente smentita. Non abusarne! 🙂

  9. Un esempio italiano esemplare per l’argomento trattato: la cedrata tassoni.
    Leader di mercato, nessun concorrente alle spalle, un unico spot da 30 anni basato esclusivamente su un motivo orecchiabile (“quante cosa al mondo puoi fare, costruire, inventare, ma trova un minuto per te”) e su un slogan semplice e diretto: “per voi e per gli amici, tassoni”.

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