Il segreto inconfessabile di consulenti e agenzie pubblicitarie

segretoNella primavera del 1972, Jack Trout e io scrivemmo una serie di articoli per Advertising Age intitolata «Arriva l’era del posizionamento».

E in effetti arrivò. Nel dicembre di quello stesso anno, il Wall Street Journal pubblicò in prima pagina un articolo (non del tutto favorevole) sul posizionamento, che segnò una svolta, ispirando centinaia di altri articoli su riviste e giornali locali.

Il risultato di questa notorietà fu che la nostra agenzia pubblicitaria (Ries Cappiello Colwell) iniziò ad attirare un tipo diverso di clienti. Uno di questi ci disse:

«Non vogliamo ingaggiarvi per produrre la nostra pubblicità: abbiamo già un’agenzia per quello. Vogliamo ingaggiarvi perché vi occupiate della nostra strategia di posizionamento».

Così finimmo per avere due attività: 1) agenzia pubblicitaria e 2) consulenze di marketing.

Quindici anni più tardi, stavo tenendo un discorso davanti a un gruppo di addetti al marketing, in cui denunciavo la follia dell’estensione della linea. Se espandi il tuo marchio, rovini la sua posizione nella mente dei clienti.

Nella sessione dedicata alle domande del pubblico, un dirigente del marketing si alzò in piedi e mi fece una domanda che ricordo ancora oggi.

«Perché non ha seguito il suo stesso consiglio?».

Fui colpito dalla domanda e dalla sua ovvia implicazione. La follia dell’estensione della linea esisteva anche all’interno della nostra organizzazione.

Non appena fu materialmente possibile, chiudemmo la nostra agenzia pubblicitaria a New York e trasferimmo la nostra attività di consulenze per il marketing a Greenwich, nel Connecticut, un luogo che ritenevamo più adatto alla nostra nuova posizione di consulenti.

Questa si rivelò la mossa migliore che avremmo mai potuto fare. Vorrei solo che ci avessimo pensato dieci anni prima. E vorrei ricordare il nome della persona che mi fece quella domanda 27 anni fa.

«Perché non segue il suo stesso consiglio?» può suonare la sveglia per gli addetti al marketing di molte aziende.

Lampadine e vita sana

Anni fa, stavo effettuando una consulenza con un manager del reparto illuminazione della General Electric. Il problema era cercare di convincere le aziende a sostituire tutte le loro lampadine fluorescenti dopo che una certa percentuale si fosse bruciata.

Il costo complessivo, inclusa la manodopera, di una sostituzione «all’ingrosso» sarebbe stato minore del costo di una sostituzione «al dettaglio» (cioè di sostituire ogni lampadina individualmente dopo che si era bruciata).

Perché non prendete un tipico impianto produttivo della General Electric, suggerii, e lo usate come esempio per dimostrare i risparmi possibili?

Potete immaginare la risposta.

“Oh -disse il dirigente del marketing della GE – i nostri impianti non fanno così.”

Chiunque visiti un medico per un checkup annuale sa quali consigli riceverà.

“Mangia più sano e fai più esercizio.”

Ma com’è che una recente ricerca di Kevin Kenward della American Medical Association ha scoperto che negli Stati Uniti i medici vivono in media otto anni in meno della media? E questo malgrado una condizione socio-economica più elevata, con tutti i benefici che comporta?

Il potere della pubblicità

La pubblicità può essere uno strumento potente.

Eccetto forse che per chi la crea.

Ogni anno, molti dirigenti pubblicitari sono felici di andare al Festival internazionale della creatività di Cannes a parlare della fantastica pubblicità che hanno creato per altri. Ma dimenticano di spiegare perché non stanno creando pubblicità fantastiche per le loro stesse agenzie.

Dozzine di riviste si lamentano attualmente della mancanza di pubblicità da ospitare sulle loro pagine, ma non penserebbero mai di fare pubblicità a se stesse.

Centinaia di consulenti spiegano molto volentieri e in grande dettaglio ai propri clienti quali dovrebbero essere le loro strategie di marketing. E trascurano di creare una strategia per le loro stesse società di marketing.

La pubblicità ti può rendere ricco.

Al di là dei tuoi sogni più arditi.

Quale azienda ha avuto entrate pubblicitarie per 59,1 miliardi di dollari l’anno scorso? La stessa azienda che vale 371 miliardi sul mercato azionario. La seconda società più ricca d’America dopo Apple.

Quell’azienda è Google.

Google è un’azienda globale, quindi quei 59,1 miliardi di dollari non sono stati generati tutti in America. Ma 25,2 miliardi lo sono stati. Pensateci un attimo. Sono entrate pubblicitarie più alte di quelle che la radio ha raccolto l’anno scorso (17,4 miliardi). Più alte di quelle delle riviste (17,7 miliardi). E più alte di quelle dei giornali (21,1 miliardi). Google rappresenta da sola il 14% dell’intera spesa pubblicitaria dei media sottoposti a rilevazione.

Le entrate pubblicitarie domestiche di Google (25,2 miliardi di dollari) sono maggiori della somma delle entrate pubblicitarie della CBS Corp. e della NBC Universal Media (23,5 miliardi). Sono anche maggiori della somma delle entrate totali di Facebook, Yahoo, AOL e Twitter (21 miliardi).

A livello globale, le entrate pubblicitarie di Google (59,1 miliardi) sono maggiori della somma delle entrate delle Quattro Grandi conglomerate pubblicitarie: WPP, Omnicom, Publicis e Interpublic (49,8 miliardi).

Mai nella storia della pubblicità una singola società ha giocato un ruolo così dominante nell’industria pubblicitaria. E questo dominio continuerà probabilmente a lungo nel futuro. L’anno scorso Google ha incrementato i suoi ricavi del 10%.

Proteggere una posizione dominante

Se dirigessi Google, spenderei una piccola fortuna per proteggere il mio flusso di entrate pubblicitarie. E come si protegge una posizione di mercato? Il modo migliore è con la pubblicità.

Data la sua posizione pubblicitaria dominante, si potrebbe pensare che Google sia anche un grande inserzionista. Ma non è così. Google sembra più interessato a mettere i suoi soldi negli smartphone e negli occhiali per la realtà virtuale.

Nel 2013, secondo il Data Center di Advertising Age, Google ha speso 568 milioni di dollari per la pubblicità sui media sottoposti a rilevazione. Questo fa di Google il 44º più grande inserzionista in America, superato da aziende come Merck (603 milioni), Kellogg (642 milioni), Hershey (668 milioni) e Kraft (716 milioni).

Ehi, Google! La pubblicità è un buon investimento oppure no? Se lo è, perché la tua società non è uno dei primi inserzionisti americani, alla pari di Procter & Gamble (3,5 miliardi nei media sottoposti a rilevazione nel 2013)?

Le azioni sono più eloquenti delle parole.

– Al Ries –

E ricorda…

“Brand is your friend”

covermockup

PS: Vuoi imparare a sfruttare il potere del nome e della focalizzazione per aumentare le vendite e polverizzare le speranze dei tuo concorrenti di competere con te?

Allora non lasciarti sfuggire il capolavoro di Al Ries: Focus – il futuro della tua azienda dipende dalla focalizzazione-

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38 pensieri su “Il segreto inconfessabile di consulenti e agenzie pubblicitarie

  1. Domanda: se Google ricava 59 miliardi di dollari ed è cresciuta del 10%, perché mai dovrebbe aumentare gli investimenti pubblicitari? Non le conviene investire nei prodotti o nei servizi?

    • Ovviamente no ed è il classico ragionamento da imprenditorino italiano che finchè le cose “vanno bene” si sputtana i soldi a meretrici, salvo poi piangere quando le cose vanno male e non ne ha da investire ma è troppo tardi.

      Deve aumentare gli investimenti pubblicitari innanzitutto per difendere il proprio territorio.

      Poi per aumentare ancora.

      Poi per evitare di defocalizzarsi.

      Poi per mostrare coerenza che rinforza tutti i punti sopra.

  2. Articolo chiaro e diretto come sempre, è incredibile pensare che quasi tutti nel mercato e non invitino sempre le persone e le aziende al “Fai come dico (e non come io faccio)”……..Grazie Frank per aver portato in Italia tutte queste verità “oggettive” dimostrando la loro veridicità “sul campo”, ovvero aprendo aziende che hanno successo in “Italia” e smascherando quindi i cialtroni e gli “scappati di casa” italiani e anche stranieri…..Sei un grande !!! Thank You !!!

  3. È possibile che Google faccia semplicemente degli investimenti pubblicitari più intelligenti e meno dispendiosi? Si può misurare l’investimento pubblicitario solo dal budget? In fin dei conti spendere un botto in tv si fa presto, mentre Google fa un bel po’ di attività cartacea con inviti a provare il loro servizio che a lui non costa nulla, anzi, inserendo inserzionisti (anche se non paganti) aumenta il CPC di chi paga e dei futuri nuovi che continueranno ad investire.

    • Luca no.

      Google fa investimenti. Non è che non ne faccia.

      Semplicemente non ne fa abbastanza in proporzione a quanto fattura.

      “Un bel po’ di attività cartacea” la fa. Non abbastanza.

      Dovrebbe arrivare a ogni possessore di p.iva con minimo una salesletter al mese. Non mi sembra il suo caso.

      Capisco che sei un “Google nerd fan” e va bene, ma sul marketing proprio cagano fuori da anni.

        • Luca io penso di essere la persona più “smart” negli investimenti in marketing. Eppure in proporzione investo ENORMEMENTE più di Google. Ho una posizione dominante come loro (ovviamente in proporzione) e non vado certamente in televisione.

          Ma i numeri dopo un po’ sono numeri.

  4. Articolo come al solito estremamente illuminate e come al solito opposto a quello che normalmente tutti fanno. Grazie di condividere queste perle con noi. Spero di incontrarti presto

  5. Sto leggendo il libro di Al Ries, lo trovo molto interessante e condivido i commenti dello stesso relativi a google.
    Ho un’azienda che era leader nel suo campo in ambito locale. Ottenuto gli ottimi risultati ho cominciato a diversificare i servizi e ad investire meno in pubblicità, o meglio ho curato meno la pubblicità dei clienti che credevo ormai consolidati. Ho pensato che ormai ero posizionato bene e che quindi potevo offrire altro ed investire i miei soldi nei nuovi progetti. Errore !!! E gli errori si pagano a caro prezzo.
    Nel giro di qualche anno i competitor, che ritenevo inesistenti, hanno preso spazi e sono avanzati prepotentemente verso la cima. Ora devo assolutamente rifocalizzare la mia azienda e riposizionarmi di nuovo nella posizione di leader con uno scarto sul secondo da brivido. Devo dimostrare che siamo i migliori. Ho già cominciato un progetto globale di rifocalizzazione che tocca tutti i social, il sito internet, i cataloghi e i vari stand fieristici che ritenevo inutili. Sto ragionando in maniera diversa e sono convinto di questa decisione. D’altronde quando ho iniziato, circa 25 anni fa insieme al mio attuale socio, avevo una gran voglia di realizzare un sogno. Ero talmente gasato che la focalizzazione era totale. Giravo dai miei futuri clienti portando a casa 4 contratti di collaborazione su 5 incontri. Ora le cose sono diverse, siamo cresciuti in ambito nazionale ma dobbiamo rifocallizzarci assolutamente su quello che sappiamo fare lasciando agli altri il resto.
    E’ vero che il tempo ti porta a defocalizzare il tuo progetto iniziale. Spesso mi sono detto “stavamo meglio quando stavamo peggio”… un modo di dire che ora le cose sono molto difficili. Rileggendo questa considerazione in chiave razionale e fredda devo ammettere che quello che è cambiato non è la passione che mettiamo nel nostro lavoro, ma abbiamo semplicemente perso di vista chi siamo e che cosa dobbiamo fare. ecco perche quando stavamo peggio (cioè appena partiti) stavamo meglio, eravamo semplicemente focalizzati sul nostro lavoro e non pensavamo ad altro. Spero che questo mio semplice pensiero possa essere d’aiuto ad altri imprenditori che come me hanno perso di vista, per un po di tempo, l’essenza della propria azienda.

  6. Un motivo c’è, e me l’ha detto un amico che lavora in Google.

    In tutte le posizioni di management a Google prendono solo persone con un forte background in ingegneria. Gli ingegneri sono la categoria storicamente piú lontana dal marketing da sempre in termini di visione strategica.

    Google è un’azienda fantastica (che ho visitato in California) ma un’azienda che deve le sue fortune a due invenzioni : l’algoritmo alla base delle ricerche che l’ha resa leader di mercato, al business model basato su Adsense/Adwords.
    Un’altra cosa buona l’ha fatto con la gestione di maps, davvero eccellente nell’esecuzione.

    Nel marketing ha molto da investire in termini di risorse umane e uno studio efficiente di product management. Basta vedere la gestione dei Glass, che ho seguito per intero, o per Google+.
    Prodotti gestiti appunto da grafici e ingegneri.

    P.s. Google ha un estensione di linea in termini di prodotto forse seconda solo alla yamaha 😉
    E per questo non investirei mai nel suo titolo neanche se me lo regalano 😉

  7. Grazie Frank.
    Ho sentito un tuo intevento ed è stato illuminante. Inoltre il libro di Al Ries è davvero attuale se pur scritto negli anni 90.

    • Il branding è fatto di principi, non di “tattiche” o “pezze”.

      I principi non hanno tempo 😉

      • Non sempre i principi sono corretti. Al Ries ha compreso a pieno il motore trainante del marketing e lo evidenzia in ogni pagina del suo libro. I principi su cui si basano tutte le tecniche di vendita sono stati cancellati dalle successive. Ogni 20 anni e successo. La focalizzazione è più di un principio….. è l’alfa e l’omega della vita.
        Grazie per aver sensibilizzato la mia coscienza nel rivedere le politiche aziendali con l’occhio giusto.

  8. Una cosa che sembra così ovvia, ma solo una persona preparata come Al Ries poteva evidenziala in maniera così semplice.

    Grazie Frank per la condivisione .

  9. grazie Frank, ogni giorno quando leggo i tuoi insegnamenti mi rendo conto che non sapevo proprio una mazza o meglio…credevo di sapere…

  10. Vabbè, tanto quando le cose cominceranno ad andar male, se ne accorgeranno per tempo con Google Analytics :-p

  11. Caro Frank ormai mi hai conquistato…sei stato duro da digerire (sono uno dei tanti denigrati dir. vendite, ma con i tuoi continui follow up tsei diventato prima digeribile ed ora un GURU, e come si suol dire “quanto ci vuole ci vuole” così anche i sordi come me INIZIANO a sentire…GRZ.
    Ora primo step sarà venire al tuo prox corso a settembre…sarà il miglior investimento. Per adesso sto leggendo il tuo SPLENDIDO libro”VENDERE FA SCHIFO” + FOCUS + 22 leggi del marketing di AL RIES tutto perchè sto creando una mia nuova azienda che voleva operante nei servizi prima, adesso con FOCUS ha scelto di FOCALIZZARSI sulla TELEFONIA FISSA nel mercato SME, cioè aziende con minimo 2 linee in su, con il miglior player…chi è? Ce ne sono due: il monopolista E FASTWEB e per ampiezza di mercato ho scelto la seconda.
    Metterò in pratica come in un nuovo foglio bianco tutti i tuoi consigli per fare ciò che tu hai fatto in 24 mesi, cioè trasformare un MERCATO GENERALISTA della FORMAZIONE in un mercato SPECIFICO E DI VALORE con il tuo FOCUS E COMPETENZA.
    Sto cercando il nome da dare al mio progetto e sono un pò in confusione, mica potrei approfittare della tua GENIALITA’ ed avere un consiglio?
    Grz..un tuo nuovo ed insperato fan…sei stato DURISSIMO da DIGERIRE…!

    • Rossano un mio “consiglio” si chiama consulenza, ha un costo e in generale non viene offerta a persone che non siano già miei studenti (Traduzione: anche se tu la volessi e avessi il denaro non potresti comprarla).

      Vorrei comunque sottolinearti che non si tratta di denaro o pigrizia o altro da parte mia. E’ che per darti quel “consiglio” che tu vorresti, dovrei fare un’analisi approfondita di ciò che fai, di chi sono i tuoi competitor, di come si muove il tuo settore e appunto crearti un naming a partire da un brand report.

      Cosa che richiede appunto tempo.

      Altrimenti fai SUPER TELEFONIA se vuoi la prima scemenza detta a casaccio e vai con quella.

      Ciao 😉

  12. Ma esattamente tu, Frank, sei un punto di riferimento per il posizionamento dei venditori (Sales Positioning) o delle aziende (Brand)? Oppure hai un potenziale ecumenico extra-ordinario che non solo non ha bisogno di rinunciare a nessuna fetta di mercato ma che può anche includere più mercati contemporaneamente? Grazie mille!!!!

    • Io sono un esperto di vendita professionale. Ho creato il mio sistema nel quale si parte esattamente dai principi del Branding o posizionamento. Che tu li utilizzi a livello personale o legati a un prodotto oppure ad un’azienda, i principi non cambiano.

      Inoltre io non “insegno” branding. Mi limito a diffondere con questo blog GRATUITAMENTE gli insegnamenti di Al e Laura Ries – inserendo ogni tanto qualche mio articolo/riflessione – promuovendo la traduzione del libro Focus.

      A te poi con la tua testa e in piena coscienza, pensare se ciò che dico abbia per te senso oppure no.
      Ciao 😉

      • Si ma con “Venditore Vincente” dalle 2 stesse parole, sembra che tu abbia un sistema focalizzato sui venditori. Però poi nel “Chi Siamo” di questo sito c’è scritto che ci sono “le aziende” inserite nel circuito “Venditore Vincente”.

        E quindi la domanda che io mi pongo prima di potermi iscrivere ad un tuo corso è: Ti occupi di fornire un sistema di vendita professionale ai venditori (come me) o alle aziende?

        Se la risposta è: mi occupo solo dei venditori, io e 3 miei colleghi agenti di commercio ci iscriviamo fra 2 minuti e proviamo questa esperienza facendo un investimento. Se la risposta è che ti occupi di più cose non lo faremo.

        Non credi di essere poco focalizzato, nonostante la diffusione dei contenuti di questo sito mirino proprio a trasmettere l’importanza di un posizionamento chiaro?

        • Pierpaolo, il problema è che tu non hai chiaro cosa sia la vendita professionale, nè cosa sia un’azienda nè quali siano i compiti di un’azienda e quelli dei venditori.

          Vado per ordine e sinteticamente:

          La vendita professionale nasce dal presupposto che non sia più possibile vendere “qualunque cosa” semplicemente presentandosi a freddo dai clienti, basandosi sulla parlantina e su presunte tecniche di comunicazione/ipnotiche/persuasive.

          La vendita professionale nasce dalla creazione di un posizionamento per i propri prodotti, dal comunicare questo posizionamento differenziante al mercato attraverso la creazione di strumenti semi-automatici o automatici a risposta diretta e solo infine, dall’andare a “rifinire” la vendita con il lavoro uno a uno e di persona del venditore.

          In un’azienda ben organizzata, come ad esempio una delle mie, i venditori possono limitarsi a fare solo l’ultima parte del lavoro, perchè l’impresa (cioè io e i miei soci) abbiamo creato per loro tutto ciò che c’è prima.

          Il vantaggio di studiare con me è che io non sono un “teorico” nè un “formatore”. Insegno ciò che applico nelle mie aziende e ha già successo, dall’alto della mia esperienza di imprenditore seriale in diversi campi. Non di racconta favole.

          Nel caso del 99,9999 periodico% dei venditori là fuori, costoro si ritrovano invece solo con un prodotto di vera o presunta qualità in mano per il quale l’azienda stessa non solo non investe, ma è anche inconsapevole di come quel prodotto o servizio possa vincere sul mercato.

          Quindi al mio corso Venditore Vincente (che non c’entra con questo blog ma va bene), vengono persone che hanno lo stesso desiderio/problema da realizzare o risolvere.

          1 Venditori che hanno capito che “devono farsi tutto da soli” se non vogliono morire tritati da telefonate a freddo, porta a porta a trattative con sconosciuti disinteressati.

          2 Imprenditori che desiderano capire come creare un sistema di vendita da installare nella propria azienda e facilitare così il lavoro dei venditori e per loro, la creazione e stabilizzazione di una rete vendita.

          L’azienda è un sistema di vendita che smercia un prodotto o servizio.
          Il venditore è una azienda commerciale unipersonale (non si occupa del magazzino, per il resto è identica).

          In Italia il problema è che gli imprenditori pensano di dover essere dei bravi artigiani che debbono occuparsi di fare il prodotto di qualità che in quanto tale si venderà da solo. Basterà mandare allo sbaraglio 4 coglioni con la parlantina, la voce si spargerà e il resto verrà da sè perchè tutti lo vorranno.

          Invece l’imprenditore è un esperto di marketing e vendite, che sa leggere un bilancio e assumere decisioni in base a quello.

          Per questo è nato Venditore Vincente. Per creare una rivoluzione, non per insegnare 4 giochi di parole per imbabolare la gente.

          Trovi maggiori chiarimenti in questo articolo che avevo scritto tempo fa se ti interessa: http://frankmerenda.com/venditori-2/perche-non-puoi-aggiungere-caratteristiche-o-prodotti-per-vendere-di-piu-se-non-sei-steve-jobs/

          Ciao!

          PS: La parte sul branding al corso Venditore Vincente non è tenuta da me, ma direttamente da Al Ries e da Laura.

          • Grazie per i complimenti, Non trattarmi da rincoglionito dai 😉

            Lo so lo so Il 99% delle aziende non fa nulla e devo fare tutto io. Faccio l’agente di commercio, ho creato il sito, il mio blog seguito in tutta Italia dal mio target, mi sono differenziato e ho scelto la mia fetta di mercato nella quale sono il professionista più ambito quindi attualmente in testa per il posizionamento scelto, sono io ad essere ricercato sul mercato e non le mie aziende e prima di andare a chiudere le vendite è il cliente a chiamarmi e questo vuol dire che il mio sistema di marketing funziona. Uso diversi strumenti di comunicazione, principalmente e-mail marketing e sopratutto riesco a fidelizzare clienti che si fidano ciecamente di me e che sono miei testimonial Questo è tutto chiaro da anni!!!!

            Non ho il magazzino e faccio tutto il resto. Ma che palle!.!!!

            So quello che fai e ho capito la differenza fra questo blog e quello di venditore vincente… Non è in discussione la validità del tuo sistema di Marketing che non conosco. E’ in discussione il tuo posizionamento.

            Chi stai cercando di attrarre? Aziende, Venditori o tutti e due indistintamente?

            Anche i miei prodotti vanno bene per farmacie e negozi specializzati senza glutine!!! Ma ho scelto di focalizzarmi sui negozi e appena l’ho fatto mi sono differenziato ed è stata la carta vincente… Non è una critica, vorrei capire visto che siamo qui per fare un po di cultura!!! Grazie Frank.

          • Non è una critica e non la prendo come tale, ma il punto è che ti ho già risposto.

            “Venditore” non significa nulla, a meno che tu non lo voglia utilizzare più o meno impropriamente come sinonimo di “agente di commercio”.

            Un imprenditore (in particolare se parliamo di PMI italiana) ha bisogno di ciò che io insegno, cioè il sistema di vendita. Ed è un venditore in prima persona (spesso il più capace della sua azienda) oppure lo usa per impostare il lavoro della sua rete commerciale.

            Un agente di commercio è un imprenditore che usa la sua mandante come fornitore del prodotto/servizio.

            Non vi è differenza tra le due figure in termini di vendita.

            Stai over-interpretando i concetti di posizionamento in maniera innecessaria.

            Nel tuo caso hai fatto un ottimo lavoro, e su questo ti faccio i miei migliori complimenti.

            Io d’altro canto insegno la vendita professionale. Stop. Finchè rimango in quell’ambito sono iper-focalizzato. In più sono leader di settore o meglio ho addirittura creato la categoria (a differenza tua probabilmente o della tua mandante), quindi i problemi li hanno i miei competitor nel definire una nicchia più stretta, sempre siano credibili e in grado.

            Sarebbe un problema serio, quello sì, se mi mettessi a insegnare come fanno tanti leadership, motivazione, management ecc…

            Se ti interessa qualche dato, il 70% circa dei miei studenti non sono agenti di commercio, sono possessori di PMI.

            Ciao e buona giornata.

  13. tutto assolutamente condivisibile quanto detto sulla difesa della posizione di google come grande contenitore di pubblicità , per quanto riguarda invece il rischio di defocalizzazione va considerato che
    a volte alcuni eccezionali imprenditori e alcune grandi idee rompono regole e schemi
    Page e Brian all’inizio della loro avventura nemmeno volevano “inquinare” il loro progetto con la pubblicità e credo che oggi non debba stupire più di tanto dove stiano cercando di portare google … dove gli altri ancora non ci sono , occhiali , auto che guidano da sole ecc, fa tutto parte del loro sogno , della loro visione
    dopotutto come spesso ricordava Jobs chi ha grandi idee e grandi convinzioni deve andare oltre i l mercato e le sue regole …

  14. Sto cominciando a seguire i tuoi suggerimenti e le tue intuizioni. Che roba!!!! Mi rendo conto che ci sono cose che l’imprenditore medio manco immagina lontanamente. Altro articolo estremamente utile e illuminante! Sto cambiando modo di pensare,attitudine e approccio ai business,come del resto fa la maggioranza delle persone che ti segue. Per ora grazie,ma quando ritornero’ in italia verro’ sicuramente al primo Venditore Vincente disponibile. Se con le risorse che condividi ho avuto risultati,non oso pensare col corso VV!!! A presto!!!!

  15. Ciao Frank,
    Sono un dipendente di magazzino con la passione per il marketing ( che vorrei trasformare nel mio lavoro ).

    Ti scrivo per farti una domanda.

    Dall’alto della tua esperienza di studente Italiano dei Ries, qual’è il modo migliore per mandare a memoria i principi del branding che ci insegna Al?
    Provare magari a pensare cosa avrebbe dovuto fare l’azienda X al posto di ciò che ha fatto?

    Grazie mille!

    • Non mi occupo di corsi di memoria o affini 🙂 Io in genere studio molto. Poi studio ancora. Poi applico mettendoci dei soldi miei, così sono sicuro che sto ponderando bene le azioni.

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