Cambiare senza paura, la strategia di Roberto Re per la Leadership

rossi-re-oroEsistono quelle situazioni nelle quali non vorresti finire mai. Una di queste è quella di scrivere un articolo nel quale fai riferimento a un amico o in generale a una persona cara.

Qualunque cosa tu scriva farai scontento sia l’amico, a meno che tu non ti prodighi in una svilente marchetta spudorata, sia il pubblico che legge, a meno che tu non sia eccessivamente severo.

Visto che io non ho paura di prendere le botte, mi limiterò a fare una recensione tecnica del brand di colui che è a tutti gli effetti il leader della crescita personale in Italia da ormai un paio di decenni abbondanti : Roberto Re. E sono pronto a pagarne le conseguenze 🙂

La crescita personale in Italia

Un paio di decenni fa arriva in Italia sulla scia del modello di Anthony Robbins un nucleo di persone che poi si moltiplica velocemente in infiniti cloni andando a creare quello che è l’ossatura portante del movimento motivazione/crescita personale in Italia.

Questo movimento si inserisce in un vuoto formativo quasi totale sulla scena italiana tanto da creare il connubio crescita personale = formazione tout court.

Nella battaglia per la leadership, nel corso del tempo, emerge un unico grande protagonista che fa letteralmente piazza pulita dei competitor consolidandosi come il punto di riferimento assoluto del settore. Nonostante vi siano sicuramente altri bravi se non bravissimi professionisti in Italia nella nicchia “crescita personale”, Roberto Re diviene il punto di riferimento con il quale confrontarsi.

Andiamo a guardare la tendenza espressa dalle ricerche su Google per capire quanto il suo brand sia più forte rispetto a quello dei competitor.

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I numeri parlano in maniera abbastanza chiara e nel settore della crescita personale e limitrofi Roberto Re ha potuto capitalizzare un vantaggio competitivo che stacca tutti gli altri professionisti rilevanti di parecchio. Analizziamo ora le cause che hanno portato a questo dominio incontrastato almeno in termini di percezioni.

Essere primo è meglio che essere il migliore

Il brand positioning non ha a che fare con la qualità di ciò che si propone né con l’essere il “migliore” ma con la posizione che si ha nella testa dei consumatori.

Ci sono formatori in ambito di crescita personale “migliori” di Roberto Re? Possibile ma non lo posso sapere. Così come non lo può realmente sapere un cliente, perché per giudicare realmente dovrebbe avere maggiore esperienza e competenze delle persone stesse la cui qualità si va ad analizzare.

Quello che conta è chi per primo riesce ad occupare una posizione nella mente dei clienti. Quella posizione è stata conquistata incontestabilmente da Roberto Re, tanto che nominando alcuni suoi competitor più o meno importanti, molte persone per definire ciò che fanno sono più o meno costrette a dire

“Hai presente Roberto Re? Ecco simile ma…”.

E’ un po’ il posizionamento assoluto che aveva Cadillac qualche decennio fa in USA quando per definire qualcosa al TOP lo si definiva “La Cadillac degli/di/delle (aspirapolveri, caldaie,televisori ecc…ecc…)”.

Come ha fatto Roberto ad imporsi come primo nella testa dei potenziali clienti in Italia? Analizziamo alcune delle cause dal punto di vista delle regole del branding.

E’ difficile essere leader con un nome che non funziona

Il nome è qualcosa di importante, fondamentale addirittura quando si parla di branding. Sia che stiamo parlando di brand aziendali che di brand personali. Tranquilli ad esempio che il vincitore di San Remo Giovani che ha deciso di tenere il suo cognome “Caccamo” probabilmente farà fatica ad imporsi pur essendo tecnicamente molto bravo. E’ condannato? Non del tutto ma le possibilità giocano a suo sfavore con un nome del genere.

Tornando al nome, magari a Roberto non fa piacere saperlo perchè sembra uno “sminuire” il suo lavoro, ma avere un nome come il suo nell’ambito della crescita personale è decisamente una botta di fortuna. Se lo avesse scelto a tavolino, di contro, sarebbe stata una scelta decisamente azzeccata.

Roberto Re in termini di branding presenta una infinita fonte di vantaggi sui propri competitor. Vediamone i principali:

1. L’alliterazione. Tipica regola nel branding, quando devi avere due parole (come nel caso del nome e cognome) avere due iniziali uguali come R(oberto) R(e) fa tutta la differenza di questo mondo. E’ una strategia spesso usata ad esempio dalla mitica casa editrice Bonelli per rendere facili da ricordare i propri albi: Dylan Dog , Martin Mystere , Nathan Never.

2. Un cognome corto e che funziona. Le parole hanno un peso e un significato nel branding. E “Re” è probabilmente la parola più importate che tu possa possedere in italiano se parliamo di crescita personale. Il Re è la persona che sta più in alto di tutti. E’ una parola corta e facile da ricordare. Permette giochi di parole di impatto come “il Re della Formazione” ecc…ecc…

3 I competitor hanno nomi che funzionano male.

Livio è un nome stupendo, di antiche origini, corto e che funziona. Purtroppo Sgarbi è doppiamente brutto nella testa delle persone. Perché uno “sgarbo” è una cosa bruttissima e perché viene associato a una persona famosa per la sua antipatia come Vittorio Sgarbi. Dovendo rifare il brand name personale, Livio dovrebbe cambiare cognome o dare un nome diverso alla propria azienda e spingere quella. Sia Sgarbi che Ekis non funzionano bene come brand name.

Max Formisano, un altro bravo professionista maggiormente geolocalizzato nel centro Italia e con un certo seguito ha probabilmente fatto la scelta sbagliata nell’americanizzare il nome. “Massimo” è un nome stupendo e anche un superlativo. Quale parola in ambito di Peak Performance – Motivazione – Crescita personale è più forte di Massimo? Nessuna probabilmente.

Nella mia opinione avrebbe dovuto tenere il nome (Massimo) invariato e accorciare il cognome puntando anche sul fatto che la parte iniziale è composta da Form che è anche la parte iniziale della parola “formazione”. Se il nome completo fosse Massimiliano (mi scuso perchè sinceramente non lo so), avrebbe dovuto accorciare anche quello in Massimo.

Roberto Cerè è in una condizione molto difficile se parliamo di brand name. Si chiama anche lui Roberto e il suo cognome è corto ma contiene integralmente nella seconda sillaba il cognome del leader. Sarebbe come per una banana chiamarsi Richiquita o per una cucina chiamarsi “Schiavolin” (alla veneta). Troppo vicino al nome del leader significa minore capacità di differenziarsi nella testa dei clienti. Cambiare Roberto con Dr. come ogni tanto gli ho visto fare non è una buona scelta in senso assoluto perché il titolo davanti al Cognome fa molto “persona che se la tira”.

La bravura di Cerè sta nell’aver scelto nel tempo una nicchia essenzialmente differente e aver virato verso gli opportunity seeker più che verso la crescita personale pura come faceva agli esordi. Spostandosi con forza dall’ombra di Roberto Re ha maggiori chance di continuare a fare bene, anche se un renaming sarebbe comunque consigliabile.

4 Assonanza con il leader mondiale. Il formatore indiscusso a livello mondiale in ambito crescita personale è Robbins. Roberto condivide non solo le prime tre lettere del nome ma la contrazione del nome stesso nel diminutivo “Robbi” diventa costantemente simile a “Robbins“. Essendosi presentato sulle scene un paio di decenni fa con lo scopo dichiarato di essere “il Tony Robbins italiano”, questo ha sicuramente giovato alla causa. C’erano gli articoli di giornale già all’epoca che recitavano “Tony Robbins nel mondo, Roberto Re in Italia!”

Prima che Roberto mi tolga per sempre il saluto, andiamo a vedere invece le azioni sotto il suo diretto controllo (il nome gliel’hanno dato all’anagrafe) che hanno fatto la differenza nella conquista della leadership

Il primo best seller ti rende il leader nel tuo settore

Il primo grande best seller in ambito di crescita personale in Italia che ha raggiunto una enorme diffusione è stato il primo libro di Roberto, “Leader di te stesso”.

Leader di te stesso, pubblicato già all’epoca sotto la prestigiosa egida della Mondadori è stata una pietra miliare nelle giuste scelte di posizionamento fatte da Roberto Re.

Grazie a questo libro, che rivisitava in chiave adattata al gusto italiano alcune delle intuizioni più forti del movimento che fa capo a Tony Robbins, Roberto si è andato a posizionare come “l’autorità” in materia di crescita personale.

Ricordiamoci che quando il libro uscì per la prima volta, non esisteva in pratica nemmeno internet e farsi pubblicare un testo di un argomento così strano come la “crescita personale” da una casa editrice così prestigiosa è stata una mossa assolutamente azzeccata.

Oggi “farsi conoscere” grazie a internet è se vogliamo decisamente più semplice. Ma in un’ epoca in cui non c’erano i social media e il passaparola non poteva avvenire su facebook, avere il libro che diventa il punto di riferimento è stata la mossa da maestro.

Con quasi 300.000 copie vendute in un ventennio, Leader di Te stesso è il manuale che è stato letto da chiunque in Italia sia appassionato di motivazione e crescita personale.

Ci sono altri che hanno scritto libri sullo stesso filone dopo Roberto? Certo. Migliori di quello di Roberto? Non si sa e non importa. Il branding non si occupa di “preferenze personali” o di “gusti” o di “opinioni”. Si occupa di chi arriva primo nella testa della gente.

E ogni libro arrivato dopo Leader di Te stesso viene spiegato spesso con

“Hai presente il libro Leader di Te Stesso di Roberto Re? Ecco… simile…”.

Un Visual Hammer potente imprime il tuo brand nella testa dei clienti

Leader_di_te_stesso oldUna delle lezioni più importanti che Al Ries ha lasciato allo scorso Venditore Vincente durante la sua lectio magistralis è stato il concetto che un brand forte deve contenere un minimo di esagerazione, senza ovviamente diventare pacchiano.

BMW ad esempio è diventata famosa con “The Ultimate Driving Machine”. Ovviamente un proprietario di una Ferrari, o di una Porsche, o di una Lamborghini ecc… potrebbe lecitamente mettersi a ridere sentendo quel tipo di slogan riferito a una BMW ma questo non conta. Quello che conta è che lo slogan funziona.

Tornando a Roberto, quello che ha funzionato perfettamente è il suo vero Visual Hammer, la sua “signature move” ovvero la posa in copertina del libro Leader di te stesso che lo ha reso famoso, il famoso “Pugno di Pollice” sul quale ironizzano anche i ragazzi dello Zoo di 105.

 

Nei dati di fatto il pollice alzato è simbolo stesso di motivazione, di risultato positivo, di sentirsi ok ecc… e contribuisce a rinforzare la percezione del brand nella testa delle persone.

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L’azione straordinaria di Roberto è stata l’intelligenza di non cambiare la posizione nella riedizione del suo libro dopo 20 anni dai primi successi.

Ha rifatto la foto mantenendo però la posizione del testo iniziale (con un sorriso se vogliamo ancora più sciolto perché non influenzato più dalla tensione degli esordi… chi ha mai provato a fare un servizio fotografico cercando di non sembrare un emerito coglione come ho fatto anche io mi capisce).

Chiunque altro probabilmente meno accorto avrebbe colto l’occasione per rifare in toto la copertina, rimuovendo il visual hammer ecc… perché magari qualcuno ci ironizza sopra.

Ma se qualcuno ci ironizza vuol dire in realtà che in termini di branding è un’icona potente. Esattamente come la mela della Apple viene continuamente storpiata dai detrattori in una mela bacata, una carota, un cocomero ecc…

Non a caso gli altri libri di Roberto non hanno avuto la medesima diffusione, anche perchè il Visual Hammer non è stato ripresentato in nessun modo.

Azione di Rinforzo per il Brand

Il Visual Hammer di Roberto con il pollice alzato è un tratto distintivo dell’azienda. Il vero catalizzatore visuale. Esattamente come la forma della bottiglia della Coca Cola che viene riportata ovunque, anche sulle lattine o gli archetti dorati di McDonald’s. Avere un Visual Hammer forte è un dono che non va sprecato. Dovrebbe essere l’immagine utilizzata di continuo in maniera massiccia ovunque, sia in foto che come semplice disegno con “contorno” ecc…

La presenza sul territorio

A differenza di altri formatori, Roberto ha avuto l’intelligenza di investire pesantemente e sin da subito nelle persone in maniera molto concreta.

E’ partito da lontano per radicare sul territorio italiano i centri FLY con collaboratori di valore cresciuti all’interno della sua azienda. Questo permette una diffusione del brand in locale che altre aziende non possono fare e va a colpire anche target che sono meno sensibili alle attività su internet.

Avere avuto l’intelligenza e la visione di lavorare per creare centri nelle maggiori città d’Italia dove il suo nome potesse essere diffuso è stata una strategia assolutamente vincente.

Buona se verrà sviluppata senza eccessiva ridondanza artificiale negli argomenti e particolare defocalizzazione, anche la scelta di far scrivere un libro su argomenti differenti ai suoi collaboratori migliori.

Quando l’allievo supera il maestro nella lunga distanza

Pur non potendosi confrontare nei numeri assoluti per forza di cose e bacino di utenza, i numeri e le azioni dicono che Roberto Re sia stato più accorto a gestire il suo capitale di branding nel corso degli anni rispetto allo stesso Anthony Robbins.

Robbins

Tony Robbins pur essendo un titano assoluto della formazione, ha eroso nel tempo parte del suo capitale di branding commettendo una serie di errori, tra i quali virare verso tematiche scorrelate al suo core business, non rinnovarsi praticamente mai (la sua mastery è identica da sempre apparentemente parola per parola) e da ultimo pubblicare un libro assolutamente fuori fuoco su… la libertà finanziaria O.o

Certo che con testimonial potenti come personaggi famosi, presidenti degli Stati Uniti ecc… gli effetti degli errori si vedono meno. Ma la legge del branding è spietata. Ci possono volere anche molti anni soprattutto in assenza di competitor forti per subire danni al proprio business, ma andare a infilarsi in una nicchia che non gli compete con forza come la libertà finanziaria è un errore che si sarebbe potuto risparmiare.

Un brand non si costruisce nel vuoto. Molto dipende dal fatto che ciò che fai sia più o meno grave, in funzione dei competitor che hai e della loro forza. Robbins ha potuto andare in giro per anni spaziando su argomenti che non c’entrano realmente con il suo core business, come il vegetarianesimo, il business, la gestione finanziaria, ecc… avvantaggiandosi del suo ruolo di gigante incontrastato ma questa progressiva defocalizzazione non ha fatto bene al suo brand.

Rimanere focalizzati non è certo un’impresa facile. Anche Roberto in anni passati si è a volte defocalizzato perdendo di vista per qualche istante il brand ma il campione si vede nel momento delle decisioni importanti.

Mentre Roberto ha cominciato da anni un’opera di progressiva rifocalizzazione “tagliando” corsi superflui e collaborazioni con personaggi inutili alla sua causa ai quali addirittura ha fatto da traino in Italia e senza di lui non sarebbero mai stati nessuno, Robbins con il suo ultimo libro “Money Master The Game” comunica chiaramente “ho finito la birra, non so che altro dire sulla crescita personale”.

Arrivato ad uno stallo e probabilmente ad una flessione dei suoi risultati, l’idea che gli è venuta in mente è quella di tutte le grandi aziende, del tipo: “come posso grazie al mio nome forte andarmi a prendere una fetta di quel mercato in salute che è la libertà finanziaria e la ricchezza?”.

E’ una buona idea? Nel breve periodo forse, ma per il brand è una pessima idea.

cambiareIl nostro buon Roberto invece se ne esce con un’azione focalizzata.

Dopo anni di “silenzio” editoriale, il suo “Cambiare senza paura” continua a scavare nel pozzo giusto, rimettendo le ruote perfettamente in carreggiata per rinforzare la sua leadership con un messaggio all’opposto di Robbins della serie : “Il meglio deve ancora venire” e cogliendo perfettamente il “timing” dei grandi cambiamenti necessari per avere successo proprio negli ultimi anni di crisi globale.

Il bisogno di sentirne ancora in questa nicchia è dimostrato dalle migliaia di persone che si sono accalcate nei teatri di tutta italia in questi giorni per sentire Roberto nuovamente dal vivo con il suo nuovo libro.

Aumentare la leadership cambiando senza paura

Anche un leader ha le sue sfide e ha un bisogno impellente di focalizzarsi per mantenere la sua leadership in un mondo che cambia.

In particolare quando si è leader il primo errore che si tende a fare è “in quale altra nicchia posso usare il mio nome per vendere altri corsi, prodotti, servizi?”

Come detto infinite volte, la necessità di essere focalizzati e di avere un brand compatto deriva e si sente maggiormente quando la concorrenza è più forte. Pur essendo tutti i concorrenti diretti piuttosto lontani, il mondo cambia molto più velocemente di quando Roberto ha iniziato anche solo grazie a internet e “affilare la lama” prudenzialmente in anticipo potrebbe essere la corretta strategia per distaccare tutti a tempo indefinito e addirittura conquistare quote di mercato che oggi sono “dormienti”.

Vediamo alcuni spunti di perfezionamento secondo le regole del branding:

1 Parola: Ogni leader deve possedere una parola nella mente dei clienti. Quando è partito Roberto possedeva la parola “motivazione” ma è divenuta imprecisa rispetto a ciò che fa, inflazionata e tutto ciò che vi è correlato come termini fa oggi un po’ sfigato dal punto di vista del cliente.

“Motivatore”, “Mental Coach” sono termini che piacciono poco e sono poco precisi.

Soprattutto non attirano un nuovo target che è tutto da esplorare come persone “orgogliose” che non vogliono dire di aver bisogno di “essere motivate” o di avere il “mental coach”… troppo vicino ai tabù mentali riservati allo psicologo. Peak Performance Coach è orrido e incomprensibile per il 99% degli italiani, e poi è stra usato.

Qual’è allora la parola sulla quale Roberto può focalizzarsi per possederla in assoluto e conquistare nuovi mercati? Il suo libro di maggior successo è “Leader di te stesso”. La parola che Roberto dovrebbe sforzarsi di possedere è “Leadership“, affrancandosi da “Sono un motivatore però no, cioè la gente si deve automotivare nel senso che…” e lasciando quella patata bollente in mano a chi segue o lo scopiazza.

Possedendo e focalizzandosi su “Leadership”, Roberto può con più facilità attrarre nuovi target che oggi si tengono lontani dai “motivatori” e coltivare i due rami del suo albero in maniera differenziata: uno consumer e uno focalizzato su problematiche più specifiche per persone che rientrano in ambito business.

E’ sempre più difficile mettere in aula un manager che ha i suoi problemi, se pensa (a torto o a ragione non importa) che finirà accanto alla casalinga con problemi di esaurimento nervoso.

Entrambi i casi possono ricadere in modi diversi sotto il cappello “leadership” e se trattati in modo diverso, con funnel diversi, con una comunicazione diversa e con contenuti diversi possono aumetare il bacino di utenza di Roberto senza defocalizzare l’azienda.

2 Naming: HRD, il nome dell’azienda, non è mai diventato un brand e non lo può diventare. Non ha significato alcuno e soprattutto è un acronimo. Mai usare acronimi per creare un brand. In generale, per quanto ci si sforzi bisogna sempre spiegarlo come “L’azienda di Roberto Re”.

Posto che Roberto quando lo ha pensato aveva 25 anni di meno, qui nessuno il branding compreso il sottoscritto sapeva dove stesse di casa e c’era il problema di portare a casa la pagnotta lavorando sodo prima di tutto, questo è un fantastico momento di cambiamento del quale approfittare per disfarsi sia dell’acronimo che dell’omino che salta (il Visual Hammer come detto deve essere Roberto a ogni costo).

Roberto ha il suo progetto a Dubai per il quale ha creato il brand “Roberto Re Leadership School“. Fantastico. Chiaro e focalizzato. Il mio consiglio è di portarlo anche in Italia in sostituzione di HRD, con decorso immediato.

3 L’elefante nella stanza : C’è un cavallo morto dal quale prima o poi Roberto dovrà affrancarsi che è la PNL.

Robbins se l’è tolto dalle scatole anni fa (più per motivi legali che per altro ma ogni tanto le sfighe si trasformano in fortuna) mentre Roberto per motivi affettivi, emotivi, di opportunità di business o di altro ha sempre tenuto questa cosa sotto la “sfera HRD”.

Confucio diceva che

A inseguire due conigli non se ne afferra neanche uno”.

Vale anche per Roberto come vale per tutti.

La PNL ha ancora un certo seguito in Italia ma è in declino in tutto il mondo da almeno un decennio. Inoltre come brand non è “di Roberto”. Non potrà possederlo mai e inoltre è legato come leadership a una figura come Bandler che ne ha fatto un mercimonio di diplomini che stanno completando l’opera di distruzione del brand stesso.

Si potrebbe obiettare che costruire una scuola di “PNL più etica” potrebbe essere una buona via, ma è lo stesso argomento che i competitor di Roberto usano contro di lui: “Sono come Roberto Re ma più etico”. Ha mai funzionato? No. Ci hanno mangiato e pagato le bollette? Qualcuno sì. Ha a che fare col branding e ne vale la pena? No.

PNL sarà sempre Bandler. Non Roberto Re. Solo che Badler e tutto il movimento sono anni che tirano la cinghia.

L’ex gallina dalle uova d’oro sta diventando una quaglia moribonda.

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Roberto Re deve pensare a focalizzarsi sul concetto “adulto” di Leadership e portarlo a nuove persone che oggi non sono attratte come detto dai “motivatori” o dalla “crescita personale” che non si capisce bene cosa sia. Roberto Re è il leader in Italia del suo settore. Spingere un brand altrui non è necessario e nel medio periodo nemmeno consigliabile.

Anche se fare un corso in più al momento sembra una cosa buona perchè porta un po’ di fatturato, sta cannibalizzando risorse dall’azienda principale, fatturato dall’azienda principale e sta diluendo e confondendo il brand. Rinunciare a un uovo oggi per una gallina domani aiuterà ad aumentare i fatturati nel medio periodo, andando ad intercettare persone che non ne possono più dei “motivatori” e ne hanno le scatole piene da decenni di PNL.

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In sintesi il focus dell’azienda, la Roberto Re Leadership School per il futuro deve essere concentrato al 100% sulla parola Leadership usando Roberto come Brand e come Visual Hammer. Niente PNL, niente di nulla che non sia completamente centrato e focalizzato al laser nella nuova battaglia per il suo bene e per il bene di tutta la sua squadra nel medio lungo periodo.

Combattere la “battaglia della PNL” defocalizza l’azienda, attrae apparentemente un po’ di fatturato che viene drenato però dal core business, danneggia il brand, butta Roberto e tutti i suoi uomini senza motivo in quella “melma della PNL” nella quale si abbeverano cani e porci e soprattutto usa risorse aziendali e l’immagine di Roberto per pompare una disciplina che ha un trend calante da anni.

Vale la pena usare il brand stellare di Roberto Re per far andare l’acqua in salita quando si potrebbe usarlo per creare una cascata del Niagara in grado di spazzare via ogni cosa? Io dico di no.

Se Roberto vuole in qualche modo “tenere” la scuola di PNL per motivi emotivi, sarebbe saggio scorporarla dall’azienda principale, togliere la propria immagine per non diluirla dal trittico Dilts, Tovazzi e Re e lasciarla vivere di vita propria, magari trovandole un posizionamento efficace che non sia

“Siamo più di qualità e più etici di quelli che lavorano con Bandler”.

In questo modo rinforzerebbe sia la sua Leadership School che l’eventuale scuola di PNL andatasi a creare. Questo però senza usare la sua immagine per promuovere il brand “PNL” che se da una parte fa da “turbo” per quell’ azienda, lede la focalizzazione della “casa madre”, la Leadership School.

Sintesi

Pur dovendo parlare di un amico e di una persona che stimo immensamente, ho cercato in questo articolo di fare considerazioni utili per tutti coloro che lo leggeranno.

La storia di Roberto è di per sè una lezione di vita e di business. La capacità di creare un settore da zero, di imporsi come leader assoluto. L’umiltà di rifocalizzarsi quando per un certo periodo aveva stiracchiato un po’ il brand.

Sono certo che nonostante tutto quello che ha fatto, il meglio da Roberto e dai suoi ragazzi debba ancora venire. Con qualche piccolo lavoro di limatura e la continua e costante opera di miglioramento e di focus che porta avanti da anni con saggezza ed umiltà, Roberto e la sua squadra continueranno ad essere il punto di riferimento in Italia per quanto riguarda la crescita personale per molti, molti, molti anni a venire. Pardon: per la leadership personale 🙂

Frank Merenda

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 PS: Vuoi anche tu come Roberto sfruttare il potere della focalizzazione per aumentare le vendite e polverizzare le speranze dei tuo concorrenti di competere con te?

Allora non lasciarti sfuggire il libro di Al Ries: Focus – il futuro della tua azienda dipende dalla focalizzazione-

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100 pensieri su “Cambiare senza paura, la strategia di Roberto Re per la Leadership

  1. Madonnina santa.
    Roberto deve ringraziare il padreterno di averti come amico 🙂
    Per una analisi così lucida e spietata avrebbe dovuto investire almeno 50k. Ma minino minimo.
    Comincio a pensare che devo cambiare credenziali/nome pure io…

    PS confermo, a beneficio di tutti, che in USA di libri su PNL e bandler nemmeno uno ne circola.

    • Diciamo che Nessuno è profeta in patria. Quindi mi accontenterai di non prendere i 50K e di non prendere mazzate 😛

  2. Che facciamo noi che abbiamo dei cognomi particolari: Mosca e Merenda ? Avremmo mai successo? Io penso che Roberto ha avuto fortuna di avere e di costruirsi il suo cognome.
    Grazie per l’articolo, sei bravissimo!

    • Claudia, Mosca e Merenda in generale non sono brutti cognomi. Mosca è corto, facile da pronunciare e si ricorda. Magari meglio associato a un nome che cominci con la M. Oppure tieni Claudia e cambi il cognome.

      Merenda è ridicolo ma suona e si ricorda. Quello che non funzionava del mio brand name era il nome intero : Francesco.

      Francesco è un nome stupendo ma troppo da “buono”. E’ il nome del santo per antonomasia e dell’attuale papa non a caso.

      Contraendolo in Frank crea quel nome da mafioso italo americano che col personaggio del “duro” suona bene 😉

      • … e superfrank colpisce ancora! 🙂 Davvero un grande articolo dal quale si evincono molte realtà che magari abbiamo avuto sotto gli occhi per una vita. Ad esempio: TUTTI si ricordano di me per il mio cognome ma solo gli amici mi chiamano per nome. Eh sì, di Rota ce n’è pochi in circolazione! 😉

  3. l’incipit dell’articolo é ciò che ho detto nell’intervista alla fine del primo corso di Frank del novembre 2012: vorrei che non finisse mai…
    Quando si legge un’articolo, qualsiasi sia l’argomento, succede sempre così: vorrei che non finisse mai… tanta é la qualità, la presenza di spirito, in una parola il focus di Frank! chapeau Maestro!

  4. Incredibile quanti argomenti tu sia in grado di padroneggiare con tale Maestria. Incredibile. Ogni volta è una doccia di concetti, nozioni, vere e proprie lezioni impagabili, che basterebbe provare ad applicare per rendersi conto che fare impresa non significhi più oggi essere il più bravo, il meno caro, il più gentile. Diciamo che l’italia e gli imprenditori italiani devono totalmente re-imparare a fare impresa. Grande, Frank!

    • Grazie Gian Massimo. E’ vero c’è bisogno di cambiamento. Facciamo il possibile per crearlo.

      • Spettacolare analisi, io seguo da tanto tempo Roberto Re e devo dire che lo ho sempre ammirato per quanto è bravo a fare quello che fa e sopratutto per il suo modo magistrale di fare business, cogliere tutte le sfumature ( non di grigio

  5. Era ora che qualcuno ci spiattellasse in faccia la realtà
    Io seguace assetato di PNL mi sono accorto a mie spese dopo diversi soldi spesi in libri e corsi che non mi sono serviti a niente x il mio lavoro (venditore)
    Ho letto il tuo libro e ho subito focalizzato
    Gia ottengo risultati
    Spero vivamente di partecipare al prossimo VV in autunno

  6. Grazie Frank per i tuoi preziosi consigli. Ho iniziato a seguirti da poco ma sto iniziando ad applicare i tuoi consigli con già un miglioramento nei risultati.
    Secondo te, il mio nome, riferito al campo dell’estetica, potrebbe essere modificato in Antonio Pelizero? Certo che anche il nome non mi aiuta.

    • Antonio il tuo nome è ininfluente. Quello che conta sarà il nome del brand aziendale che creerai.

  7. Il tuo amico Roberto è veramente un uomo fortunato ! Ho seguito il suo corso e sono tra le persone che sono rimaste deluse e dispiaciute per aver speso tutti quei soldi. Di Roberto c’è solo il nome; per il resto, a parte un breve we, hai a che fare soltanto con i suoi “collaboratori”. A differenza tua, invece che pubblichi continuamente tue pillole gratuitamente!
    una cosa gliela devo riconoscere, comunque: ha messo su una buona squadra di persone che sono molto brave a catturare nuovi iscritti. E questo credo sia il suo successo. Ma ora mi chiedo: il successo si ottiene forse anche con un buon passaparola? O quantomeno: può un passaparola negativo danneggiare i propri risultati futuri?

    • Grazia è una questione di numeri. Per una persona non perfettamente contenta come te, ci sono decine di migliaia di persone stra-soddisfatte da Roberto e dai suoi corsi.

      Non si può piacere a tutti. Si avranno sempre sui grandi numeri persone contente e scontente. Quello che fa la differenza per Roberto sono circa un ventennio e oltre di persone super-contente che con i loro risultati superano di gran lunga le rare persone non soddisfatte. 🙂

  8. Per tutti quelli che stanno studiando a picco le leggi del marketing, posizionamento, leggendo il libro Focus e tutto il lavoro di Al Ries e Trout, questo articolo è una contestualizzazione pratica fantastica.

    E’ fantastico avere esempi calzanti, odierni, e italiani di quello che i maestri spiegano. Regola applicata, e regola semplificata.

    Strepitoso Frank. Buon viaggio!
    L

  9. Un articolo che è un piacere – da leggere e da studiare.
    Questo è in assoluto il Frank che (personalmente) preferisco (anche se comprendo che il gangsta style funzioni)
    Grazie e complimenti!

  10. Più leggo, più ti leggo e più rimango basito da tanta lucidità e maestria descrittiva. L’analisi sul branding che hai fatto a Roberto Re è a dir poco…..inserisci tu un superlativo, quello che potrei dire io sarebbe altamente riduttivo!

    Te ne sarà grato, altro che mazzate! 🙂

    Certo che con un nome e cognome come il mio, (lunghissimi) di lavoro sul Brand ce ne sarebbe davvero tanto da fare…:-)

    Bravo Frank!

  11. Come sempre Frank complimenti (y) sei il TOP nel tuo settore specifico.

    Scusa ma io con un cognome come Bagno cosa dovrei fare?

    ahahahahahahahhhaah

    Tipo da Filippo Bagno a Phil Bagno… 😉

  12. Ho letto, o meglio, HO DIVORATO il tuo articolo alla velocità della luce.
    E’ redatto con una bravura eccezionale e una sintesi focalizzata che mi ha veramente colpito.
    Appena mi è possibile verro’ a uno dei tuoi corsi.
    Ti prego di continuare ad aiutare a salvare le povere aziende italiane, ( e anche i professionisti vari) .

    Grazie per la tua preparazione l’operato che stai portando avanti.

    p.s. cosa ne pensi del brand name : marco antonio Gabrielli?

    • Che non si usano mai in un brand tre parole e dovresti cercare di creare un brand aziendale, non un brand personale.

  13. Grande Frak… E uno che si chiama come una città? 🙂
    Dopo ogni tuo articolo ho sempre un sacco di idee nuove e vedo sempre il mondo con occhi diversi e migliori!

    • Se vuoi vendere case in Campania sei a posto. A Parma uno che si chiama “Salerno” ed è pure un calabrone fa fatica 😀

  14. Stavo cercando proprio questa lucida analisi. A questo punto mi servirà un Padrino… Frank?!
    Mr Merenda sempre ricco di contenuti, è un piacere leggerti!

  15. Grande Frank…come sempre complimenti!!! Ho letto con molta attenzione il tuo articolo e devo dire che sono mesi che mi gira in testa la possibilità di cambiare il mio nome o cognome e aoggi arriva la tua mail..grande!!!…qulache consiglio su Rossano Marzullo?? Molte volte mi associano al presentatore..immagino tu abbia capito quale! Red Primo come lo vedi?? Grazie mille e continua così sei un grande!!!

  16. Ciao Frank complimenti per l’articolo 🙂 davvero un concentrato di nozioni eccezionali seguo Roberto Re da anni ed in effetti la tua analisi della storia del suo Brand è impeccabile, a questo punto di pongo una domanda il mio cognome è lunghissimo “Mastrototoro” e spesso viene storpiato anche durante le conversazioni telefoniche la mia idea è quella di usare Vito Must (che in inglese si legge ovviamente Mast e vuol dire Dovere) tu che ne pensi può funzionare hahahaha 🙂

  17. Ciao Frank ti leggo da poco. Sono un novello nel settore vendite. Ti chiedo un tuo consiglio sul miglior libro da leggere per uno alle prime armi come me.
    Grazie

    • Vendere Fa Schifo (se non sai come farlo) di un certo Frank Merenda. Mi dicono sia bravo.

  18. Articolo chiarissimo, da studiare e ristudiare…
    bravissimo come sempre e grazie!

  19. Caro Frank, ogni volta che ti leggo non posso che “abbuffarmi” nei contenuti di spessore e valore che metti costantemente a disposizione “anche AGGRATIS”! Mai avrei pensato di poter percepire un Maestro di Gong Fu in ambienti “extra arti marziali”… E invece si! (“gong fu” [o kung fu] in cinese significa: “impiegare tempo ed energia per sviluppare abilità, per migliorare per fare bene!!! …contrariamente a “ciò che si crede”!!!)… A questo punto la domanda che mi arriva dritta dritta: Chiamarsi Sergio Simoncelli (tra l’altro guido una Yamaha R1!), oltre a risuonare col pilota, ricorda anche le “S-S”!!!! SIMPATIE O MENO a parte, secondo te puo’ funzionare? Grazie di Cuore (e di Testa)

  20. Direi che Roberto per l’articolo debba dire grazie piuttosto che criticare. Lo stesso dicasi per Formisano e Cerè.

    E’ ormai evidente quando sia importante Focalizzarsi piuttosto che allargarsi in orizzontare facendo un po di tutto.

    Ciò che spesso sento dire, per giustificare la non specializzazione, è che se va male quel settore almeno c’è altro su cui appoggiarsi.

    Bell’articolo, molto istruttivo.

  21. Cazzarola, Roberto Re, Dylan Dog, Martin Mystere, Nathan Never?
    Io mi chiamo Attilio Augusto Angellotti!
    Certo, il nome Attilio penso non sia il massimo e Angellotti è troppo lungo ma sono AAA, tripla A, il più alto livello di rating nei mercati finanziari!
    Frank, hai dei consigli su come utilizzare al meglio il mio nome?

  22. Che articolo……. È’ una riassunto degli aspetti chiave che stampato, terrò sopra la scrivania !
    Grande FRANK

  23. Ciao Frank, ho letto il tuo libro e ora lo sto rileggendo. Io non ci capisco niente di brand (sono un geometra fatto coll’accetta, come si dice a Torino) ma io che sono Addetto alle Vendite Herbalife, che caspita ci posso fare con nome e cognome? Nel tuo libro sottolinei che non puoi servire tutti: il mio coach mi ha detto che devo stampare 30.000 (hai capito bene!) volantini da distribuire nei mercati, nelle buche, ecc….Il contenuto ovvio me l’ha dettato lui, che a sua volta l’ha avuto dal suo coach,ecc….Quanto al mio blog mi ha fatto capire che è tempo sprecato; le lettere di Giorgio, soldi buttati. “lista nomi! Lista nomi!” continua a ripetere. E telefonate a freddo, porta a porta ecc…e ripete: noi non siamo venditori. Eppure con Herbalife io ho perso 15 kg, funziona! ma il guadagno che non c’è. Scusa, lo sapevo che alla fine ne avrei approfittato della tua pazienza e del tuo spazio. Ti leggo sempre con immensa attenzione. Daniele

    • Daniele cambia sponsor, o meglio non frequentarlo più. tanto serve solo per entrare in azienda…
      compra focus il libro Al Ries e focalizzati su una nicchia specifica proposta da herbalife, se sei attento alla filosofia stessa aziendale nei strumenti di lavoro … cercane uno (p. benessere, level 10 etc) valuta meglio nello specifico come associarlo alla fetta di mercato “corretta ” e usa il sistema venditore vincente ;0)

  24. Anzitutto complimenti per il contributo Frank. A mio modesto parere, così come “non c’entra molto” con Roberto la PNL, uguale cosa è da dire per l’area “energy” (benessere olistico, concetti orientali, alimentazione) che, seppur pertinenti e collegati al “benessere personale” inteso in senso lato, riguardano tutta un’altra (enorme) area ed un diverso settore di formazione.
    Da ex corsista di Hrd, ho infatti percepito molto bene i concetti esposti sia al Fly, sia all’Academy (al leadership e al power), mentre all’energy non mi ci ritrovavo (forse anche per miei limiti “spirituali”, non lo metto in dubbio.): mi sn sembrati meri suggerimenti a concetti molto più ampi, da approfondire a parte col calma con un corso di yoga o thai-chi altro.
    Ciao a presto

    • Non ho mai fatto l’Energy ma effettivamente ricade leggermente fuori dal core business.

  25. Era da tempo che non leggevo un articolo così ben fatto.

    Complimenti Frank e grazie!

    Penso di aver imparato più oggi sul marketing ( soprattutto sul branding ) che nell’ultimo anno.

    Non so se prenderai le mazzate, come dici tu, ma anche se è poco hai conquistato la mia stima!!! 🙂

  26. Grandissimo Frank ,stimo da molto tempo Re e grazie a lui sono approdato a te ,un consiglio cosa ne pensi di “caffè lo spuntino ” per una caffetteria dove si serve anche cibo di qualità ? Grazie..

  27. Chapeau! Magistrale come sempre. Condivido appieno l’analisi e sono sicuro che, da buon genovese come me, Roberto l’avrà apprezzata MOLTO: tanto valore gratis è un sogno 😀

    Ad Maiora

  28. Grandissimo articolo…ho deciso di cambiare cognome..il mio nome completo è LORIS SICHETTI,
    il sichetti stona..suggerimenti?

  29. La prima volta che ho visto il nome Frank Merenda ne sono rimasto colpito, perche’ appunto essendo un nome particolare ti rimane impresso, anche se potrebbe suonare strano e magari non porgli la dovuta attenzione, il nome mi ispirava e da quando ho cominciato a leggere ( passami la confidenza) i Tuoi articoli, per me sei diventato una icona, sei semplicemente super, in tutto quello che fai, passione nel Tuo lavoro, modo di comunicare diretto, spietato a volte ma giusto della serie ne buono ne cattivo, ma giusto. Un giorno avro’ modo di partecipare ad un Tuo corso, anche solo per poterti sentire dal vivo. Continua sempre cosi. Grazie

  30. …assolutamente lecito esprimere opinioni e dispensare complimenti in particolare in un mondo il nostro dove la gente spera e gioisce delle difficoltà e dei fallimenti altrui… Ma come in molte cose della vita il troppo è troppo e può sfociare in leccaculismo o addirittura in viscidume non tanto nella sostanza ma soprattutto nella forma eccessivamente confidenziale, quasi a voler far vedere un legame amicale, utilizzando troppo spesso uno “slang alla Frank” a Captatio Benevolentiae…la riconoscenza è un valore ma credo che Frank non voglia discepoli ma competitor!

    • Non ho capito nulla di quello che hai scritto. Non c’è una consecutio logica in italiano nei pensieri nè un significato chiaro.

      • …in effetti qualche virgola in più nel mio commento non avrebbe guastato☺️. Voleva essere uno stimolo per uscire dal solo “commento veneratorio” o dal”rubare” una consulenza al volo e passare ad uno step successivo! Oramai il livello del tuo lavoro e le tue competenze sono dati di fatto assodati…ora cerchiamo di crearti nuovi stimoli e sfide …

  31. Ciao Frank, articolo strepitoso 😉
    E’ stata un’analisi ai raggi X del business di Roberto e ho imparato tanto anche io.

    Quello che volevo chiederti è:
    – Se vuoi sviluppare 2 brand, cioè uno personale e l’altro aziendale ma collegato al tuo nome,
    su quale concentrarsi prima?

    – Oppure, se hai già un buon Brand aziendale è opportuno creare anche un Brand personale?

    P.S: Il corso è stato fantastico e grazie ancora per aver portato Al Ries, adesso bisogna mettere tutto in pratica

      • Ok grazie Frank, focus in tutto.

        La domanda non era perchè voglio farlo ma perchè è un qualcosa su cui rifletto molto e volevo il tuo parere

  32. Complimenti Frank, leggerti è davvero un piacere, vedere poi come ” maneggi” Nomi di questa portata riporta tutto ad un equilibrio più umano.
    Una delle cose che ho apprezzato di più parlando con te è la tua umanità e il tuo “volare basso” nonostante tu fossi il protagonista indiscusso in quella sala.
    Quando si arriva a certi livelli, si tende a dimenticare spesso da dove veniamo e chi eravamo fino a poco tempo prima.
    Grazie per le lezioni quotidiane che impartisci con una semplicità che oserei dire “disarmante”.
    Ad Maiora.

  33. Cercavo in internet qualcosa per cambiare il mio modo di fare e pensare.
    Ho trovato un certo Frank.

    • Bé in questo blog scrivono prevalentemente Al e Laura Ries, ma grazie per la stima 🙂

  34. Ciao Frank,
    Mi hai messo dinnanzi ad una scelta difficile. Il mio nome Pierluigi D’Alessio viene associato sempre al mio omonimo che fa il cantante e se io faccio il Life Coach allora non mi sembra troppo funzionale…

    • Il nome non implica qualità o meno dei contenuti. Buon lavoro e trai il massimo dal corso.

  35. A leggere i tuoi articoli, mentre si è in bagno a “profumare” l’ambiente, giuro che diventa un rischio!
    Si tirano boccate così profonde, che rischi di far arrivare i fumi tossici in zone proibite.

    Battute a parte… Indubbio che sia prioritario un brand aziendale se parliamo di un’azienda che vende un prodotto/servizio. Ma visto che, attraverso il blog e qualsiasi altro materiale di mktg, ci si espone come individuo (quindi nome e cognome e profili personali sui social), mi chiedevo: è importante cambiare anche il nome/cognome qualora sia proprio orrendo?

    Poi, è solo una questione di apparenza al pubblico? Che tipo di implicazioni legali ci possono essere?

    Un grande saluto!
    Vorrei avere anch’io amici così.

  36. L’articolo è mostruoso, complimenti
    In più mi hai ricordato che ho un bel nome e cognome, che oltre a essere unico nei motori di ricerca fa F*G*

  37. Penso comunque, che Robbins, abbia fatto talmente tanti soldi ed ha talmente tanto nome, che anche se perde qualche posizione in classifica, non ne faccia un dramma.

    • Fabio ho capito ma anche fosse non è una considerazione pertinente a questo che è un blog tecnico. Magari Robbins se ne sbatte la fava. Magari tutti i vari “potenziati mentali” che lo clonano in Italia, se provano a copiare la sua tattica passano da “pagare le bollette” a “non pagare le bollette”. E’ di questo che si parla qui, non di quanti soldi abbia Robbins sul conto corrente.

  38. Un articolo ricco di contenuto di qualità e anche leggero da leggere!
    Complimenti Frank, un po di cultura su questi argomenti di vuole come il
    pane:-)

  39. Pingback: Roberto Re e l'analisi del suo brand - Davide Milani

  40. Credo ke un buon amico dovrebbe ringraziarti e pure molto!!!hai centrato di brutto il…problema, io ci sono fino dentro con il dr. Cere e non so ancora come finisce!! Sei un ragazzo alla mano ma anche egocentrico…il giusto!!!in fondo Cazzarola e giusto che ti faccia i complimenti x il culo che continui a fare anche per tt noi!! Le risorse gratuite la dicono lunga sulla tua generosità e sai bene che c’è sempre spazio per quelli veramente bravi. Solo gli sfigati si tengono tt x se come se gli si togliesse il tappeto da sotto i piedi. In fondo tt i grandi leader hanno cercato SEMPRE di condividere per AIUTARE. Sempre di più mi rendo conto che la formazione sta veramente da tutt altra parte. Grazie davvero di cuore.Alessandro

  41. Sono circa 3 ore che leggo commenti sul tuo blog .. ed è quasi ora di “Merenda”.. Domanda: Frank – quale è secondo te l’elemento differenziante di uno shop on-line generalista di vendita di prodotti italiani tipici e tradizionali? Puo’ avere forza un brand di distribuzione legato ad esso?

  42. Ciao Frank, credo che Roberto Re con poco potrebbe contribuire tanto al suo Visual Hammer rispondendo con un post semplicemente dicendoti:

    Grazie Frank.

    Io se fossi in lui farei così.

    Ho apprezzato tantissimo tre cose nella tua analisi:

    1) la gigante disponibilità ad impegnare il tuo tempo per questo.

    2) l’umiltà di riconoscere con considerazioni oggettive la grandezza di chi avevi in passato criticato (che NON vuol dire disprezzato).

    3) il grande senso di amicizia che hai messo in evidenza esponendo il tuo business al rischio di essere regalato in quanto da questa analisi si possono trarre tantissimi spunti di riflessione molto generali e profondi che penso tu abbia sempre riservato come materiale per i tuoi corsi e consulenze (per ovvie ragioni: non sei una ONLUS).

    Sei uno dei pochi a cui il successo sembra NON dare alla testa. Grande.

    Tutto questo ti fa onore e giustamente rinforza la fiducia che tanti hanno in te e nel tuo VV.

    Ciao.

    • Ciao Miohlik, Roberto è mio amico e mi ha comunicato apprezzamento in modi più importanti e diretti che con un post 😉

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